COVID-19: considerazioni critiche e opportunità
di miglioramento


Covid-19: critical considerations and opportunities for improvement

Carissime e carissimi,
finalmente è arrivato il primo numero di GIMPIOS del 2020, un anno difficile, dal punto di vista sanitario probabilmente il più difficile dalla fine della seconda guerra mondiale, almeno in molte zone del pianeta. Mi scuso con tutti gli iscritti (e, ovviamente, anche con il nostro editore) per il ritardo nella pubblicazione della rivista e per il minor impegno nella vita societaria. Per qualche strano caso del destino Cremona è stata la città sino ad oggi più colpita dal COVID-19 in Italia e, come tutti, siamo stati completamente assorbiti da questo drammatico evento.
Questo numero sembra essere un ponte fra il periodo pre-COVID e quello post-COVID: da un lato troviamo la sintesi del seminario SIMPIOS 2019, che abbiamo tenuto a Bologna il 23 settembre scorso sul progetto MuSICARe, progetto multisocietario sul controllo dell’antimicrobico-resistenza (AMR), e dall’altro alcune testimonianze sulla pandemia di COVID-19.
Credo che la pandemia possa e debba rappresentare uno spartiacque nella nostra vita lavorativa: i motivi per cui ritengo che avremo un mondo nuovo, o che almeno dovremmo impegnarci per esso nel nostro ambito, sono diversi e meritano una riflessione.
Non amo la critica fine a se stessa e sono fortemente convinto che si debba imparare dagli errori: cosa ci ha insegnato la pandemia e come possiamo pensare ad un futuro più sicuro per l’uomo e per tutto il pianeta? Sono domande difficili, sui massimi sistemi ma l’impatto della pandemia in Lombardia e in molte altre regioni non è stato un problema di massimi sistemi ma si è visto sin nell’ultima corsia degli ospedali di campagna, dove abbiamo dovuto contare i nostri pazienti morti: me li vedo ancora davanti, soprattutto anziani, ma purtroppo anche persone giovani e colleghi, peggiorare progressivamente e non riuscire a sopravvivere a questa infezione. Credo che solo con la conoscenza diffusa del problema da parte di una vasta parte della popolazione e dei sanitari e con l’acquisizione di un diffuso senso di responsabilità si possano ottenere grandi miglioramenti.
Vorrei focalizzare l’attenzione su tre aspetti a mio avviso importanti.
• In primo luogo la prevedibilità dell’evento: la pandemia è stata violenta e i servizi sanitari di quasi tutti i Paesi, il nostro incluso, si sono di fatto trovati impreparati nel gestire questo drammatico fenomeno. Ma era veramente imprevedibile? Ho appena finito di leggere “Factfulness”, un bel libro scritto nel 2017 dal medico svedese Hans Rosling, un esperto di salute pubblica, di cui raccomando la lettura per vedere il mondo con occhi più realistici e positivi, per sfatare numerosi luoghi comuni e per avere più chiari gli obiettivi da raggiungere. Fra i cinque possibili eventi che nel 2017 Rosling riteneva più pericolosi per l’umanità al primo posto riportava una pandemia, poi elencava il crac finanziario, la terza guerra mondiale, il cambiamento climatico e la povertà estrema. Anche importanti istituzioni da anni ipotizzavano la possibile comparsa di una pandemia, da H1N1, da H5N1, da Ebola, ma nessuno pensava realmente che potesse avere l’impatto che abbiamo osservato. La Spagnola cent’anni fa ebbe un impatto molto più rilevante, causando la morte del 2-3% della popolazione mondiale (30/50 milioni di persone, forse 100) e dell’1-1,5% in Italia (circa 600.000 morti). Alla luce di ciò che è successo credo che dovremmo ripensare a come vediamo il futuro e a prendere i provvedimenti adeguati perché gli eventi che più temiamo, e che possono rappresentare un problema per la salute delle persone, siano affrontati nel modo migliore: prevenzione, contatto con e fra le istituzioni, riforma della sanità con integrazione ospedale - territorio, capacità di preparazione all’evento critico in termini di organizzazione del sistema e di intervento. Come reagiremo ad una nuova pandemia, che potrebbe arrivare in autunno o forse anche prima, o forse mai più durante la mia vita, ma certamente in futuro sì?
• In secondo luogo la prevedibilità della pandemia e le strategie che ne conseguono sono trasferibili ad altre problematiche importanti di nostro interesse: proprio l’AMR rappresenta un fenomeno complesso, controllabile e prevedibile per il quale non credo si stia facendo tutto ciò che si potrebbe. Non possiamo dimenticare la stima, forse in eccesso, di circa 10.000 morti ogni anno correlati all’AMR solo in Italia: anche se fossero solo un terzo dovremmo comunque prendere i provvedimenti necessari a ridurre l’impatto di questo problema.
• Il terzo aspetto è strettamente legato al secondo. La pandemia ha insegnato a quasi tutti i sanitari ad affrontare quotidianamente almeno tre problematiche centrali nel controllo dell’AMR e delle infezioni correlate all’assistenza (IOS/ICA): igiene delle mani, precauzioni di isolamento e uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI). Credo che si debba cogliere questa opportunità per consolidare questi concetti attraverso interventi che da un lato valutino lo stato dell’arte delle conoscenze e dall’altro favoriscano la formazione di tutto il personale, in un contesto non emergenziale. Il progetto MuSICARe e la sua rete possono rappresentare degli strumenti per organizzare questi interventi. La pandemia non ha toccato tutte le strutture sanitarie nello stesso modo: credo che sia importante coinvolgere gli ospedali più colpiti e quindi con maggiore esperienza e sensibilità, in modo che fungano da motore per tutte le altre realtà. In parallelo sarà importante organizzare studi sull’andamento delle IOS/ICA e dell’AMR in questi ultimi mesi: potremmo avere sorprese nella diffusione dei germi multiresistenti.
Questa terribile pandemia, come tutti i grandi eventi, può offrire anche grandi opportunità di miglioramento: non dobbiamo perdere questa preziosa, difficile ed inaspettata occasione.
Angelo Pan
Presidente SIMPIOS