Striscia di Gaza: un contesto sanitario al collasso

Gaza Strip: a collapsing health system



Fabio Arena1, Massimo Sartelli2

1. Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale,
Università degli Studi di Foggia

2. Presidente SIMPIOS


I conflitti armati e le guerre causano enormi perdite di vite umane e rappresentano una delle principali fonti di disabilità a livello globale. Oltre ai feriti e ai morti direttamente provocati dalla violenza, moltissime persone subiscono conseguenze indirette altrettanto gravi. Le guerre, infatti, sottraggono risorse vitali già limitate e ne impediscono l’accesso; così, alimenti, acqua, energia elettrica e cure mediche diventano beni sempre più scarsi. Le infrastrutture sanitarie vengono spesso danneggiate o distrutte, aggravando ulteriormente l’emergenza.

I conflitti costringono inoltre intere comunità ad abbandonare le proprie abitazioni, spingendole a cercare riparo altrove, spesso senza disporre di luoghi sicuri per dormire, lavarsi o proteggersi. Di fronte a crisi che si trasformano rapidamente in disastri umanitari, i sistemi di tutela risultano fragili, incerti e spesso inadeguati ad affrontare la situazione.

In tali contesti, le malattie trasmissibili si diffondono con maggiore facilità: l’affollamento, la scarsità di acqua potabile e cibo, il collasso dei servizi igienici, la riduzione dell’assistenza sanitaria e l’interruzione delle vaccinazioni creano le condizioni ideali per epidemie.

La tragedia di Gaza negli ultimi mesi ha raggiunto proporzioni tali da configurare una crisi umanitaria di vasta portata. Secondo i rapporti delle Nazioni Unite e dell’Ufficio per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), un numero significativo di infrastrutture civili, comprese abitazioni, ospedali e scuole, è stato gravemente danneggiato o reso inutilizzabile. La popolazione, stimata in oltre due milioni di persone, vive in condizioni di precarietà estrema: centinaia di migliaia di sfollati interni affrontano quotidianamente carenze di acqua potabile, cibo, elettricità e accesso ai servizi sanitari di base. Diversi organismi internazionali, tra cui l’UNRWA e il Comitato Internazionale della Croce Rossa, hanno sottolineato come la distruzione delle infrastrutture e le restrizioni agli aiuti abbiano compromesso in modo strutturale la possibilità di garantire diritti fondamentali, tra cui la salute, l’istruzione e la sicurezza alimentare.

Oltre alle grandi perdite in termini di civili e bambini innocenti, una delle criticità relative al conflitto in atto nel territorio di Gaza e più estesamente nelle zone occupate della Palestina è la grave mancanza di informazioni relative alle condizioni sanitarie della popolazione. I pochi dati disponibili sono limitati a report del World Health Organization (WHO), Palestinian Ministry of Health e delle Non-Governmental Organizations che operano nel territorio.

Secondi i dati del WHO, a maggio 2025, solo 19 ospedali dell’area su 36 erano ancora operativi, alcuni soltanto con servizi di base. Almeno il 94% degli ospedali era danneggiato o distrutto con circa 2.000 letti disponibili per oltre 2 milioni di persone.

Tra i dati disponibili, quelli relativi all’impatto delle infezioni, che inevitabilmente si sviluppano nel contesto bellico, sono ancora più scarsi. Le informazioni divulgate tramite articoli scientifici pubblicati su PubMed non consentono di definire dati epidemiologici di incidenza o prevalenza robusti relativamente all’impatto delle infezioni a Gaza. Tuttavia, da una revisione degli articoli scientifici, molte criticità sanitarie emergono in maniera incontrovertibile.

La crisi umanitaria in corso a Gaza ha creato condizioni straordinariamente favorevoli alla diffusione di infezioni di ogni tipo ed epidemie. La distruzione di ospedali, laboratori e infrastrutture per acqua e igiene, l’affollamento dei rifugi, la carenza cronica di farmaci e la fuga di personale sanitario hanno determinato un vero collasso dei servizi essenziali di prevenzione e cura.



Infezioni delle ferite: dalla traumatologia
alle amputazioni settiche


A seguito dell’attacco di Hamas in Israele, nell’ottobre 2023, le forze israeliane hanno bombardato e lanciato azioni militari sulla striscia di Gaza in modo continuativo. Oltre 13.000 bambini sono stati uccisi e migliaia di altri sono rimasti feriti, molti dei quali soffrono di gravi lesioni traumatiche invalidanti.1 Entro la fine del 2024, il Palestinian Ministry of Health aveva registrato 4.500 amputazioni, e un rapporto delle Nazioni Unite segnalava che 1.000 bambini avevano perso una o entrambe le gambe nei primi 100 giorni di guerra, con una media di 10 bambini al giorno.2

Le missioni mediche all’European Gaza Hospital hanno rilevato carenze drammatiche: mancanza di guanti sterili, medicazioni irregolari, scarsità di antibiotici e assenza di colture e test di sensibilità agli antibiotici. Pazienti con fratture complesse sono costretti a giacere su superfici dure, con conseguente predisposizione allo sviluppo di lesioni da pressione e infezioni profonde; infezioni relativamente semplici, come quelle del piede diabetico, evolvono facilmente in fascite necrotizzante se non trattate, causando conseguenti amputazioni evitabili.3

Diversi report descrivono casi di amputazioni settiche ad Al-Aqsa Martyrs’ Hospital, dove il ritardo nelle cure, la mancanza di strumenti sterili e gli antibiotici carenti rendono impossibile il salvataggio degli arti.2,4 Anche la missione francese sulla nave ospedale DIXMUDE ha dovuto affrontare infezioni di ferite nel 21% dei pazienti, di cui il 65% con resistenze antimicrobiche documentate.5 Le fratture da esplosione mostrano tassi di infezioni correlate a fratture che si avvicinano al 30%, aggravati da malnutrizione e assenza di protocolli standard di controllo delle infezioni.4



Epidemie e diffusione di malattie infettive


Accanto alle infezioni di ferita, il contesto di guerra crea le condizioni per epidemie da patogeni classici. La distruzione di oltre il 60% delle strutture e il sovraffollamento dei rifugi hanno determinato la comparsa di epidemie di epatite A, scabbia, pediculosi, infezioni cutanee diffuse e, nel 2024, la ricomparsa della poliomielite in Gaza dopo 25 anni. L’WHO e l’UNICEF hanno invocato una tregua umanitaria di sette giorni per somministrare vaccino orale tipo 2 a oltre 640.000 bambini, dopo il riscontro del virus nelle acque reflue e casi sospetti di paralisi flaccida. Anche l’esperienza della pandemia di Covid-19 nei campi profughi della Cisgiordania aveva già evidenziato le debolezze strutturali: risorse sanitarie scarse, risposta frammentaria e difficoltà di coordinamento.6

Il conflitto ha alimentato una crisi sanitaria complessa in cui infezioni delle ferite ed epidemie si sono intrecciate con il fenomeno dell’antibiotico-resistenza (AMR) innescando un circolo vizioso di sofferenza e difficoltà di cura. I dati raccolti nei diversi lavori scientifici documentano in modo convergente come la distruzione delle infrastrutture sanitarie, la scarsità di risorse e le condizioni ambientali degradate favoriscano la diffusione di microrganismi multi-resistenti, complicando il trattamento delle lesioni traumatiche e la gestione delle malattie infettive.

I dati provenienti da Gaza e da altre aree EMRO (Eastern Mediterranean Region Office) rivelano tassi allarmanti di microrganismi multi-resistenti. In un confronto tra bambini palestinesi feriti nel conflitto e la popolazione pediatrica del Sidra Medicine di Doha, è stata riscontrata una colonizzazione da Enterobacterales produttori di carbapenemasi molto più alta nei piccoli pazienti provenienti da Gaza. Quasi il 90% degli isolati mostrava un fenotipo “difficult-to-treat” (DTR), dominato da carbapenemasi tipo NDM e cloni ad alto rischio di Klebsiella pneumoniae ST147 e Escherichia coli ST167, segnalando un potenziale di diffusione transfrontaliero di ceppi resistenti.7 

Una scoping review sulla Cisgiordania e Gaza documenta tassi elevati di resistenze sia in ambito umano sia animale e idrico, inclusi il 40% di K. pneumoniae produttore di ESBL e il 55% di Streptococcus pneumoniae resistente alla penicillina. Le cause non sono solo cliniche: la cronica instabilità politica e il blocco economico compromettono regolamentazione, sorveglianza e appropriatezza prescrittiva, favorendo quella che alcuni autori definiscono “anarchia antibiotica”, fatta di uso empirico, scorte domestiche, farmaci scaduti o contraffatti.8

Secondo l’WHO (WHO, regione Mediterraneo Orientale), la diagnostica microbiologica è in grandi difficoltà: molti laboratori sono danneggiati o non funzionanti, reagenti ed antibiotici non sempre disponibili. Questa carenza rende impossibile la sorveglianza sistematica e l’adeguamento rapido delle terapie agli agenti causa di infezione.

In queste condizioni, come dimostrato anche dal caso ucraino, l’AMR diventa una minaccia di sicurezza sanitaria globale, capace di oltrepassare i confini del conflitto.

In conclusione, la guerra a Gaza, come altri conflitti contemporanei, dimostra come le ferite traumatiche e le epidemie si intreccino con l’AMR, trasformando una crisi bellica in una crisi sanitaria globale. Senza un impegno coordinato, che unisca approcci clinici, infrastrutturali e politici, la diffusione di infezioni multi-resistenti e di focolai epidemici continuerà ben oltre la fine delle ostilità, minacciando la salute pubblica regionale e internazionale.  



Bibliografia


1. Harghandiwal B. Impact of the humanitarian crisis in Gaza on children's health: Evidence and recommendations for mitigation. Glob Public Health 2025; 20: 2495326.

2. Abu Alamrain A, Al-Zayyan A, Abuaita M, AlSaifi M. Septic Amputations as a life-saving practice in Gaza during war. Disaster Med Public Health Prep 2025; 19: e261.

3. Irfan B, Sultan MJ, Khawaja H, et al. Infection control in conflict zones: practical insights from recent medical missions to Gaza. J Hosp Infect 2024; 152: 177-9.

4. Alamrain AA, Halimy M, Toman H, et al. Navigating ortho care amidst war crisis: insights from Al-Aqsa Martyrs' Hospital's orthopedic department at Gaza Strip. Front Public Health 2025; 13: 1595477.

5. Boye M, Py N, Paris R, et al. Trauma care of Gazan civilians: Key lessons from the French military humanitarian mission. J Trauma Acute Care Surg 2025; 99 (3S Suppl 1): S99-S105.

6. Shakhshir L, Hammoudeh W. Responding to the covid-19 in west bank Palestine refugee camps: lessons and role of community engagement. BMC Public Health 2025; 25: 1459.

7. Pérez-López A, Sharma A, Sundararaju S, et al. Comparison of carbapenemase-producing Enterobacterales colonizing war-affected children from the Gaza Strip and hospitalized children from a national reference center in Qatar: an observational cohort study. Clin Microbiol Infect 2025; S1198-743X(25)00424-0.

8. Kumar R, Tanous O, Mills D, et al. Antimicrobial resistance in a protracted war setting: a review of the literature from Palestine. mSystems 2025; 10: e0167924.


Corrispondenza: Fabio Arena
e-mail: fabio.arena@unifg.it